mercoledì 30 marzo 2011

L'ultima quercia (431)



quercia caduta sotto il peso dell'ultima nevicata (marzo 2011)

ultima quercia del Casone (marzo 2011)
Eran tre querce là, sopra la rupe
sotto il Casone, affacciate sul fiume;
per secoli lo scorrere dell'acqua,
gigantesche e possenti,
hanno ammirato ininterrottamente.

Le secche dell'estate,
dell'autunno le piene,
le torbide fiumane color fango
prepotenti e irruente,
l'allegro saltellar di primavera
limpido verde mare.

Nella lor mole apparivano eterne,
tre gemelle giganti
che un tempo noi ci videro fanciulli
a gambe nude guerreggiar con fionde
giù, sulle opposte sponde;
finché una cadde un giorno......

Restaron due le querce, col ricordo
trascinato dal tempo nell'oblio
della terza gemella ora scomparsa;
mutato il panorama,
a quello nuovo la mente s'abitua.

Son ritornato con la primavera
è cambiato di nuovo il panorama;
ora l'ultima è rimasta solitaria
con la sorella distesa nel fiume.
Non ha retto al peso dell'inverno,
sembra un ponte gettato tra le sponde.

Quell'ultima a strapiombo
rimasta a braccia aperte
sente frenar la terra sotto i piedi,
vede la fine ormai, è rassegnata,
pensa all'ultima neve che s'è sciolta
anche stavolta - dice - l'ho scampata!

30-marzo-2011

venerdì 18 marzo 2011

Al Tricolore (430)


Non avrei mai creduto
di sventolarti in piazza, mia bandiera,
restavi forestiera
al popolo che suda ogni minuto.

T'avevano eletta
simbolo d'una destra riciclata,
ti hanno cavalcata
figli eletti di Patria prediletta.

Quella gente t'ha munto
senza usar mai ne vanga ne martello,
con l'acqua o il tempo bello
dei privilegi loro ha fatto il punto.

Così sgherri e scherani,
burocrati bigotti e parassiti
di te si son vestiti
per rimaner dal popolo lontani.

Chi t'ha sfruttata or tace
davanti alla baldanza della Lega
che innanzi a te si nega;
di farti rispettar non è capace.

Ma il popolo è leale,
difenderti saprà cara bandiera,
l'umanità è sincera,
soffre combatte e muor per n'ideale.

Chi per opportunismo
t'ha sventolata perché ci mangiava,
la mano che sudava
mai t'ha confusa al falso idealismo.

18-marzo-2011

martedì 15 marzo 2011

Maturati frutti (429)


Guardando una vecchia foto di una gita parrocchiale


Mi rivedo con i calzoni corti
a giocare nel greto
del lieto fiume e coglierne il segreto
tra le correnti, i gorghi, i sassi e gli orti.

Mi vedo ancora con le gambe nude
sui cumuli di neve
in quell'età cui tutto è tanto lieve
allor c'ogni ombra del futur s'esclude.

Ah! fanciullezza spensierata e lieta
che fosti sì fugace,
dell'operaio mondo già capace
costretto fui per guadagnar moneta.

Ma quegli anni leggeri che sudai
me li son ritrovati
e, giovanile ancor tra i pensionati
mi ritrovo a giocar come non mai.

Quello che hai seminato, se lo curi
non verrà mai disperso,
prendi la vita per il giusto verso
verrà il momento dei frutti maturi.


15-marzo-2011

lunedì 7 marzo 2011

I poeti..(427)


Sono angeli i poeti,
angeli benedetti
che meno che l'aspetti
ti svelano i segreti.

I segreti del cuore
con l'animo gentile
come un vento d'aprile
un poco sognatore.

Cantano la canzone
eterna dell'amore,
dolci, senza rumore,
con verità e passione.

Loro non san mentire,
lor tacciono piuttosto
come il sole d'agosto
ti possono ferire.

Ma non perché lo vogliano,
è la vita crudele
che al miele mischia il fiele;
lor solo la raccontano.

7-marzo-2011

giovedì 3 marzo 2011

Beati dannati (426)


Quando son morto, come uno straniero,
mi son trovato senza saper dove,
c'eran tre strade: -Adesso chi si muove?
non ci credevo invece è tutto vero!-

Partivan tutte tre dal cimitero,
una andava in salita; un luccichio
che m'avrebbe accecato; ho detto: -Oddio!
qui na dormita non la fò davvero!-

Quella centrale verso la pianura
piena di nebbia come in Val Padana,
io nudo senza manco una gabbana
in tanta umidità; li ebbi un po' paura.

La terza strada, c'andava in discesa,
da cui s'udia un trambusto e un gran vociare,
s'alzava un fumo; forse un focolare,
senza pensarci troppo quella ho presa.

Giunto alla porta chiesero: Chi sei?
- Uno che in vita sempre ha lavorato!-
-Allora via di qua che il tuo peccato
qua non si può mondar!- Poi, vidi lei.

No! Fatelo passare! Quello è il poeta
che non credeva ci fosse l'inferno!
Qua danno non può far senza quaderno,
è una persona affabile; discreta.

-Amore, come mai da queste parti?-
-Amor lo sai che son stata ferita
il giorno che mi son di te invaghita
allor che da te venni per amarti?

Amore sai da quanto t'ho aspettato?
Ed ora che sei qui non puoi fuggire,
puoi fare ciò che vuoi, tutto puoi dire,
la regola quaggiù fare il peccato.-

-Grazie tesoro mio, sono sicuro
anche se del mestier non sono esperto,
con te ad insegnarmi, sono pur certo
anche quaggiù mi aspetterà un futuro.-

Vedi poeta, tu certo non lo sai
di quanto amore in terra s'è sprecato,
quello che c'era in più, che l'han buttato,
tra noi dannati lo ritroverai.-


3-gennaio-2011