sabato 31 ottobre 2009

LA FRASCHETTA DER SOR CENCIO (155)


Cari amici buonasera,
non faremo mai carriera,
solo Cencio ancor ci spera
ma la Madonnina nera
non se l'è spillata al petto,
è così che con dispetto
il capoccia lo boicotta
ed il popolo borbotta.

Lui s'arrabbia ma stia calmo
che di fiato ce n'ha un palmo,
se s'innervosisce troppo
poi la pompa fa lo schioppo.

Meno male che accanto
ha Vincenzo, non è un santo,
è un partenope di razza,
la fatica non lo ammazza,
sai per lui le cose serie
quali sono? Son le ferie.

Se Vincenzo ha disertato
il compare ci ha mandato,
Gennarì bello capello
con la coda di cammello,
si direbbe di cavallo
ma la rima poi la sballo,
è di Napoli anche lui,
se vien Bossi...cazzi sui!

Ma c'è pur chi ride poco,
è Brighenti che per gioco
quando ha tempo pija la zappa,
vende il vino, fa la grappa,
polli, olive, come mai
piange più degli operai?

E "Pinuccio" mai si sbaglia,
lui l'ha presa la medaglia!
Tempi antichi, assai lontani,
quando c'eran quattro cani
e il padrone era contento
non piangeva ogni momento.
Ha le nocchie, le castagne,
ride poco ma non piagne.

Il Basao se ne frega,
nei pensieri non s'annega,
l'età sua glielo permette,
verran fulmini e saette;
il sol cruccio, il solo strazio,
ha un difetto...è della Lazio.

Tarzanetto è uno tosto,
della Roma ad ogni costo,
è fascista, non lo sa
quanto tocca tribolà
per buscare la paggnotta
co sti fijj de na miggnotta
pensa che s cc'era "lui"
erano cazzi! Sì ma sui!

Il Lestini di Castello
si fa vanto dell'uccello,
come lui nessun l'ha tosto,
ma stia calmo, stia composto,
si controlli ben le spalle
già sparato s'è le palle.

A veder le nuove leve
oggi più nessuno beve,
più non reggono la botta
specie se ci sta la lotta,
un goccetto rende lieto,
Mario invece pija d'aceto;
-Tiè fatica!- ci ripete,
parla e agisce come un prete.

Il Merella è lui il solo
a infilar le canne al volo,
lui si rade sempre a zero
ma sta sopra il lbro nero;
tenga la capigliatura
manco i schineads fan paura.

Amedeo con quel barbetto
è il mio tipo prediletto,
per modifiche o per toppe
di trasferte ne fa troppe;
se Putrella fa il capoccia
lui che fa? Farà bisboccia.

E Tittoni molto rischia,
grida, canta, ride e fischia,
approfitta del fattore
che è debole di cuore,
ma la cosa più importante
è che lui è confinante;
se dovesse andare male,
pronto è un chilo di cinghiale.

Io, che sto con lui nel ghetto
qualche dubbio, anzi sospetto,
che una cimice nascosta
sia stata predisposta
per carpire le cazzate
che nel volgo son scontate.
Ah! Se l'intercettazioni
le sentisse Berlusconi!
Io sarei di già in galera
e Tittoni, che ci spera,
ride, ride, non lo sa
c'anche lui sarebbe là!

Mentre c'è chi soffre e pena
noi facciam na bella cena,
mentre c'è chi se la piglia
noi stappiamo una bottiglia,
Siamo matti più che mai!?
No! Siam solo gli operai.


Natale 1996; casa Basao


da:Ricordi



L'ITALIANO (154)

18-4-1985 manifestazione al ministero
dell'industria, per messa in libertà dei
dipendenti Feal. (con la bandira Franco Biasiotti
detto l'Italiano)

Un ragazzotto, molto paraculo,
si mise a fare il filo a Filomena,
lei dolce, lui testardo come un mulo,
abbandonar mai volle più la scena.

Lui era a Roma ma venia dal Piglio
perciò sapeva come fosse dura,
lei ci pensò, poi disse: -Me lo piglio!?
Non è che piglierò la fregatura?-

E fu così che nacque l'avventura
tra Filomena e Franco, sembra ieri,
tante le prove, mai vinse la paura,
sembran ragazzi ancor senza pensieri.

Ma che ne sa la gente dei pensieri?
Te lo ricordi Franco "l'Italiano"
a far caciara sotto i ministeri
che si trovò con la bandiera i mano?

Una bandiera rossa, mamma mia!
Stanne pur certo se lo sanno al Piglio
è alto il rischio che ti caccin via;
ma è tosto "l'Italiano", non coniglio,
lui lo sa bene, con la pancia piena
l'uomo si può scordare tanti guai,
basta un bicchiere ad affogar na pena
non preoccuparti, bevi, mangia e vai.

Perciò stasera Franco e Filomena
han fatto festa e tutti son contenti
di star con loro a questa bella cena;
se c'è bisboccia chi vuoi che si lamenti?

Cari sposi, cento di questi giorni
con primi, con secondi, con contorni,
Viva gli sposi, viva l'Italiano!
Signori su, battemoje le mano!

30-10-1999; Nozze d'Argento di Franco e Filomena
ristorante "La Perla" Castel Gandolfo

da: Ricordi




venerdì 30 ottobre 2009

per KATIA e ROBERTO (153)

treno dela felicità

Le donne non potavano i calzoni
e gli uomini, i soliti fregnoni,
contenti, si credevano padroni;
cento, duecento, mille anni fa,
era il sessantacinque, più o meno,
Katia e Roberto presero quel treno
che spesso fugge la felicità.

Felicità vorrebbe avere l'ali,
roba non è per mogli o per mariti,
allora, cosa siam, rincoglioniti
ad accettar dell'unione gli strali?

Felicità si dice sia fugace,
ma tu Roberto ancora sei felice,
non puoi negarlo, tutto ce lo dice,
star su quel treno ancora ti piace.

E tu Katia sei rimasta quella
nonostante le passate stagioni
anche s'hai indossato i pantaloni;
in minigonna saresti ancora bella!

Nozze d'argento al "Focarile, Aprilia.
da: Ricordi

a BUONASERA RAFFAELLA (152)


Raffaella, mia dolce Raffaella,
lordar non puoi del popol l'ideali
se menzognera non è la favella
che fai sgorgare a consolare i mali.

Quell'Yves Montand che denuncia l'Oriente,
che mischia Afghanistan e Popielusko
e poi lamenta di non sapere niente
perché ogni misfatto vien nascosto.

Arduo è trovare la vera verità
e lui, che d'essa s'erge a difensore
parla di cose che dice: -Non si sa!-
invece di cantare fa rumore.

Dice: -Anche qua qualcosa non funziona,
però lo possono tutti giudicare-
come il palazzo giù nell'Arizona
che per sgombrarlo l'han fatto bombardare.

Si fosse almeno spesa una parola
nel riepilogar dell'anno i fatti
alla Tivù; una parola sola,
tanto erano cattivi, sporchi e brutti,
e per di più erano tutti neri
come il carbone, adatti per il rogo,
perché sprecar per loro i cimiteri?
Raffaella perdonami lo sfogo.

Non far di te di reazion strumento,
chi ha l'arte di cantare fa che canti,
ognun sarebbe al mondo più contento
con i politici meno politicanti.

Se a politicar son pur gli artisti
evviva Grillo, con la sua ironia,
abbasso i convertiti moralisti,
la loro verità non è la mia.

Tu rappresenti, cara Raffaella,
l'umanità monda d'ipocrisia,
risplender possa eterna la tua stella,
nubi di sudditanza spazza via.

In risposta ad una intervista ad
Yves Montand durante la trasmissione
"Buonasera Raffaella" (gennaio 1985)

da: Ricordi



ad ALESSANDRO e VITINIA (151)


Sia questo viaggio che oggi s'inizia

come volo leggero di gabbiano

e vi conduca, mano nella mano,

dove regna d'Amore la letizia.




Se una nube spunta all'orizzonte

non disperate, tornerà il sereno,

dove regna l'Amor non c'è veleno

che possa avvelenare la sua fonte.


in occasione delle nozze

da: Ricordi

mercoledì 28 ottobre 2009

5° ANNIVERSARIO AVIS (150)


L'altro giorno, guardando il tesserino,
ho letto già quaranta donazioni,
se fosse stato vino, di boccioni
otto ne avrei riempiti ed un pochino.

Non ho voluto mai un sol quattrino;
umanitarie sono le ragioni
che spingono a donar, sono milioni
i donatori veri e un"Poggiolino"
che i suoi loschi affari ha coltivato
per riempirsi la cassaforte d'oro
non potrà sminuire il gran tesoro
che nel silenzio noi abbiam donato.

Ma questa triste storia è una fiammella
che ci permette di meglio vedere
perché son tanti ostacoli, barriere,
per chi vuole donar senza parcella.

Ecco perché la volontà si fiacca,
ecco perché chi sogna oggi si sfotte
e si sbeffeggia come un Donchisciotte;
la solidarietà è una patacca
per l'egoista, ché la sua fortuna
fonda sulle sventure di chi soffre,
ma, qual maggiore gioia per chi offre
della sua vita il succo, se forse una,
o due o più persone stamattina
grazie a quel gesto hanno rivisto il sole,
una mamma riabbraccia le figliuole,
e la speranza appare più vicina?

Un ritrovato sorriso, una carezza,
a volte sono un tesoro prezioso,
resti nell'ombra solo,silenzioso,
ma resti o donatore una certezza.

Pomezia 18-12-1993
da: Ricordi

CIAO DON VITO (149)


Hai sempre corso come un ragazzino

più del dovuto, più del necssario,

ma non si può fuggire dal destino

quand'è legato questo al calendario.


Lungo e sereno possa il tuo cammino

ancora continuare, e nel diario

del nostro cuore, sempre un angolino

vedrà Vito campione e non gregario.


gennaio 1994,

Saluto a "Don" Vito Nicolosi

che va in pensione

da: Ricordi

AL CACCIATORE (148)


O cacciatore che spari al cinghiale
e non ti ferma manco il temporale,
tu fai la vita spensierata e bella
senza preoccuparti di Pannella
che lampi tuoni e fulmini ti spara;
pensasse più alle morti da lupara.

Qualche naturalista prepotente
t'accusa quasi fossi delinquente
ma poi s'abbuffa, mangia a crepapelle
ed alla lepre vuol le pappardelle,
Lui s'alza la mattina col fischietto
per fare innervosire il passeretto,
pensa alla volpe e non gli frega niente
se in guerra fan morire tanta gente.

Non angustiarti a simili argomenti
che le armi tue non sono "intelligenti",
e qualche volta fan pure cilecca,
ma anche il missile spesso non ci becca,
Se sbagli tu si salverà un fringuello,
ma quanti morti se si sbaglia quello?

O cacciatore che spari agli uccelli
ma, se a tua moglie pur piacciono quelli
e, alla mattina, quando resta sola
ha qualche merlo sotto le lenzuola?
Certo che è delicato l'argomento
ma io lo so che tu non sei violento;
anzi, sicuramente un po' ti onora
avere la consorte cacciatora.
va bene, si direbbe cacciatrice,
l'importante capir ciò che si dice.

Comunque sia le balle migliori
le sanno racontare i cacciatori,
però, se vui mangiar tordi o beccaccia,
non c' niente da far....Viva la caccia.

Per gli amici cacciatori
Tittoni Luciano e Pierotti Renato
da: Ricordi





SAN VALENTNO 88 (147)


Sarà il cuore fattosi vecchietto,
sarà l'amore divenuto affetto,
il fatto è che ogni sera a letto
m'inviti sempre a fare "Caporetto":
-Son stanca morta, ho le ossa rotte,
ti prego, fai il bravo, buonanotte!-
Se dessi retta a te, la mia pistola
sai quante volte sparerebbe sola?

Vorresti ancor sentirti corteggiata,
lo so, è pesante la solita frittata,
forse che io, giorno dopo giorno
non mangio sempre il solito contorno?

Tu sei la mia porchetta di maiale,
non chiedo nulla d'altro di speciale,
può darsi che il salmone od il caviale
se li mangiassi farebbero male.
Io sono il cotechino tuo, nostrano,
son casereccio, sono alla mano,
lo so, non saò un piatto sopraffino,
ma è il più adatto per San Valentino.

14-02-1988
da: Ricordi

SAN VALENTINO 87 (146)


San Valentino, non so chi tu sia,
ne me ne importa assai, quello che importa
che tu riaccendi un giorno l'allegria
dove sembrava questa essere morta.
San Valentino, che agli innamorati,
in un frenetico correr della vita
ricordi loro, se si son scordati,
la gioia d'amarsi quanto sia infinita.

Clementina, te lo ricordi ancora
quel bacio sotto quell'arco di rose,
io chiudo gi occhi e mi si colora
quell'attimo che fu, or che noiose
o vuote, o nere paion le giornate
sotto il peso del coniugal fardello,
pensiamo a quelle rose ormai seccate
che a farle rifiorir sarebbe bello.

E tu o bionda Katia, quante volte
i quell'ultima fila in galleria,
al tuo Roberto hai le labbra sciolte?
Momenti dolci che son fuggiti via?
Lo sanno tutti che lui t'ama ancora,
ancor ti chiama forse "Mio Tesoro"
ma oggi quante ore al dì lavora?
Non puoi pretender faccia sempre il toro.

Cara Maria che vuoi sempe ragione
ma il tuo Remo, spesso incazzerello,
non vuole darti la soddisfazione,
tu t'arrabbi, lui combina un macello.
Non arrabbiatevi che la vita è un gioco,
nel gioco c'è chi vince c'è chi perde,
pur se soffiate non s'acende il fuoco
ma non perché la legna è troppo verde.

Dolce Teresa che con l'ironia
qualcuno sottolinea "genovese"
in tutti sai infondere allegria
fra tutte sembri tu la più borghese.
Ami col tuo Duino pedalare
nella speranza che dall'oblio dei sensi
si possa presto o tardi risvegliare
sul verde prato degli amor immensi.

Carmela "è una bambola" nervosa,
fra tutte forse è l'unica crumira,
vorrei saper se pur con quella cosa
ha scioperato mai, gira rigira
il solo è Sandro, lui, che se ne frega,
a non restare mai disoccupato,
se noi si litiga perché ci si nega
s'appellano le mogli al sindacato.

La più "arzilla" fra tutte sei tu Lina (1)
voce pungente come una sirena,
nulla ti sfugge; fossi un'indovina?
E Sant'Antonio prepara la cena.
Di santi uno ne basta e Valentino
sarà geloso, sì, è naturale,
se nell'amore vuoi ti sia vicino
fa tu che Sant'Antonio non stia male.

Antonietta, ancora innamorata
del tuo Franco, simpatico baffone,
capace ancora di far na serenata
in questo mondo tutta confusione.
Ogni cielo ha le sue nuvolette,
ora c'è ombra, ora s'affaccia il sole,
se improvvise scoppian le saette
tornerà il sole quando Dio vuole.

Emilia e Gino, fiume di pianura
che s'è scordato l'impeto selvaggio
quando ruscello, in mezzo alla radura
scendeva allegro, su fatevi coraggio,
potete ormai dormir placidi sonni
che dell'amore han maturato i frutti,
non è da tutti diventare nonni
e ancor tuffarsi dell'Amor nei flutti.

Natalina, non è poi così male
del tiepido autunno la stagione
con le sue foglie soffici il viale,
e, tra i rami, del vento la canzone.
Di primavera s'è seccato il fiore,
ma anche le tempeste dell'estate
sono ricordo ormai, resta il bruciore
per "quelle perse" che si son lasciate.

Ti ringrazio caro San Valentino
perché se acceso hai tu questa sera
non un falò, ma soltanto un cerino
ciò basta a rischiarar la notte nera.
Queste simpatiche dame, soridenti,
io bacio una ad una col pensiero,
tu, Clementina, non digrignare i denti,
che questa sera ti bacio davvero.
14-02-1987
da: Ricordi
(1) Il marito Antonio Arzillo

25° COMP: DI ROSARIO (145)


Venticique anni, è la primavera,

dal tempo inesorabile, rapita,

non aspettare che giunga la sera

per raccogliere i frutti della vita.


Buon compleanno giovane Rosario,

un terzo del cammino che ci tocca

hai lasciato alle spalle, sia il diario

futuro, dolce come l'albicocca.


Ad un compagno di lavoro.

da: Ricordi

POMEZIA (144)


Pomezia, giovane fanciulla,
sui lievi colli che ti fan da culla
nei primi lustri, senza far rumore,
del mar selvaggio cogliesti il sapore.

La scelta fatta in alto fu fatale,
ti trasformò in polo industriale,
senza più freni, senza più pudori,
dall'anonimato uscisti fuori.

D'ogni tipo crebbero gli impianti,
i coloni furon commercianti,
e fabbriche... e stabilimenti,
da tutta Italia giunsero le genti.

Ai figli di quel ceppo cispadano
che la malaria toccò di sua mano,
s'unirono sardi e calabresi,
napoletani, siculi e abruzzesi.

Tu, che nata eri contadina
ti sei trovata dalla sera alla mattina
del Lazio la più grossa industriale;
chissà se è stato bene oppure male.

Tante persone da ogni regione,
solo il lavoro ne tentò l'unione,
assai duro fu l'inserimento
ma non per i padroni del cemento.

Tu, malguidata e senza esperienza
subisti ogni sorte di violenza,
t'hanno ricopera di mattoni,
politicanti hanno fatto i milioni,
despoti, cui l'unico strumento
fu la funzione di collocamento.

E' nata forse la generazione
che formerà un giorno quell'unione
senza rivalità ne diffidenza
che c'è tra ceppi di varia provenienza.

Nati sotto il tuo tetto,
son figli tuoi; ti porteran rispetto.

(Pomezia primi anni 80; versione integrale)
da: Ricordi

AL PREMIO "CITTA' di POMEZIA" (143)

Prof. Domenic De Felice

Su volti maturi paesi lontani,
in gioventù sana s'affaccia il domani,
le cinque di sera, via Roma che impazza,
di leccio l'ombrello in mezzo alla piazza,
le nove di sera, chetato il fragore,
notturna esplosione non fa più rumore,
quel dono infelice che fu "via Caullo"
è raro pei bimbi gratuito trastullo,
caotico ritmo non da impedimento
a chi trova in lirica suo gradimento,
forse quel prestigo che ancora non ha
dall'omonimo premio un dì le verrà.

dicembre 1986; Dedicata all'amico
Prof. Domenico De Felice, promotore
del Premio Letterario "Città di Pomezia"
da: Ricordi

BANCHETTO DI NOZZE (142)


In questo giorno di gaudio e di letizia,
d'amor che arde detro questi cuori,
nuovo giardino a coltivar s'inizia
e già vi sono due splendidi fiori.
Fa mio Signore che mai giunga tempesta,
ne che gramigna mai possa attecchire,
fa che i bei fiori di sì bella festa
dian buoni frutti senza mai sfiorire.

Si son promessi oggi eterno Amore,
ma chi resisterà senza tradire
se quel Cupido che trafigge il cuore
con nuovi dardi tornerà a colpire?
Quello che conta in questa nuova unione,
produca frutti dolci oppure amari,
che lei mantenga sempre unto il pistone
e la pistola di lui sempre spari.

Se poi spari oppur faccia cilecca
ai qui presenti poco ce ne importa,
l'importante è che la pancia aspetta,
diamoci un taglio e facciamola corta.

da : Ricordi

IL GIARDINO DI SANTA CECILIA (141)

Banda Santa Cecilia, primi anni 80

Muta cresceva sui placidi colli,
disodinata, mattone su mattone,
ne mai volavan diesis o bemolli;
vuoto... silenzio, nella confusione.

E venne un tipo attivo, Valentino,
l'idea ebbe geniale, non sua forse,
nulla gli toglie che iniziò il cammino
pur se breve tragitto egli percorse.

Merito gli riman d'aver scoperto
il giovin Lillo, già d'estro dotato,
che seppe far fiorire nel deserto
meraviglioso giardino colorato;

e fu fecondo il paziente lavoro,
già nell'ottanta s'iniziò il raccolto,
minime, crome, semicrome in coro,
illuminarono di Pomezia il volto.

Freschi virgulti ebbero vigore
protetti dalle fronde sempreverdi
d'un capobanda buon estimatore (1)
di vino più che sinfonie di Verdi.

Profumato giardin di primavera
sotto la protezione di Cecilia
resse tempeste, passò ogni bufera,
rimase unita la grande famiglia.

Sei anni son che siam sullo scenario,
un plauso vada a ognuno qui presente,
un grazie al nostro bravosegretario, (2)
un encomio solenne al presidente (3)

Pomezia 23- 11- 86 (festa di santa Cecilia)
(1)-Carlo Gozzuti ; (2) Giancarlo Musto; (3) G. Virgili
da: Ricordi

martedì 27 ottobre 2009

LA CIVILTA' (140)


Civiltà non è solo una parola

da liberare al soffiar dei venti,

ne astuto ne civil colui che viola

il cheto camminar dell'altre genti.


Invece delle cicche, dal balcone,

butta il fiele che dentro ti cova,

di litigar non sento la ragione

ma posso farlo pur se ti consola.


ad una vicna di casa;

da: Ricordi

lunedì 26 ottobre 2009

IN RISPOSTA AD UN COLLEGA(139)


Io non nascosi mai lo mio pensiero

ne mai parola scrissi dentro il cesso,

quello che dissi fosse falso o vero

mai l'ho negato e lo ripeto adesso.


Quando entri qua dentro pe cagare

prendi la testa, infilala nel buco

si che di merda si possa svuotare;

io sarò pazzo sì, tu sei eunuco.


Con questi versi riuscii a smascherare un

compagno di lavoro che aveva il vizio di scrivere

sulle porte dei bagni critiche ed ingiurie contro

altri lavoratori. Scritti questi versi su un foglio,

mi firmai e appesi il foglio nei bagni. Ritenutosi offeso

mi apostrofò difronte ad altri: -a proposito di eunuco,

portami tua moglie!- Non aveva pensato che io non

l'avevo nominato affatto; accortosi della gaffe si diede

ammalato per una settimana, al ritorno non successe

più che scrivesse sulle porte.


da: Ricordi

50° DIPOMEZIA (138)


Cinqant'anni non sono che l'alba

rispecchiati al cammin della storia

ancor vive l'umana memoria

di chi primo il sasso gettò.


Nome agreste ti pose

e tu fertile l'agro rendesti,

tra l'insane paludi silvestri

salutare abbondanza sbocciò.


Dai campi alle fabbriche il salto

non permise di prendere fiato,

senza aver radicato un passato

il futuro ti si spalancò.


Ancora un ultimo gregge

tra le fabbriche fa la gimcana,

la sirena copre la campana

che i onfini non raggiunge più.


1988 da: Ricordi

PER UN CINQUANTENNE (137)


Nascemmo sotto l'ali dell'impero,
quando alle idee si metteva il freno,
quando persino il pane era nero,
quando pioveva pure a ciel sereno.

Fummo fanciulli allorché la guerra
era gioco per grandi, e carriarmati,
e cannoni che fan tremar la terra
erano giochi per veri soldati.

Scoppiò la pace, ancor s'era fanciulli,
in un paese nuovo, senza ieri,
poche occasioni v'eran per trastulli
ma libertà ci vide pionieri.

Sudore e sacrifici, ma la gioia
di ottenere ciò che sembrava favola,
non ci lasciava tempo per la noia,
e i frutti giunsero sulla nostra tavola.

Or che s'ha tutto nulla più s'apprezza,
ma, cinquant'anni fa era utopia
veder l'oggi com'è, Ahi! Giovinezza!
Peccato che tu fugga per la via
dopo aver dato agli altri l'abbondanza
e, veder questi insoddisfatti, stanchi,
gettar come rifiuto la speranza;
eppur non è che l'affetto gli manchi.

Ma che gli manca allor? Forse il sapore
che da il raggiungere le bramate vette;
nulla si suda più, anche l'amore
è un gioco come tombola o tresette.

gennaio 1987, per un amico.
da: Ricordi

ROMA CAMPIONE (136)


Non sono di Roma ne son romanista,
ma questa è la festa più bella, mai vista,
sarà quel colore che m'arde nel cuore,
o forse quel nome che vuol dire Amore,
sarà quella gente che canta, felice,
che ora s'accorge che conta e lo dice.

O Roma c'hai scritto la più lunga storia,
dal mondo cogliesti gli onori e la gloria
credevan d'averti mandata in pensione,
nessun più sperava in questa esplosione;
un popolo intiero di colpo si desta,
in un solo abbraccio va fuori a far festa,
chi non è di Roma si sente romano,
evviva la Roma campione italiano.

15-05-1985- Secondo scudetto della Roma.
allora ero milanista, Berlusconi mi ha fatto
diventare romanista. Oggi sono felice di esserlo
da: Ricordi

venerdì 23 ottobre 2009

indice silloge N°1 "Dolce sarà la sera"


DOLCE SARA' LA SERA
Parole d'amore


D'Amore il cuore.... N° 103
L'ultima speranza " 105
Dolce sarà la sera " 66
T'ho vista " 106
Come occaso dorato " 107
C'eri Tu, Amore " 68
Com'è lontano.... " 67
La brace " 108
Desiderar... " 109
Sei dolce " 26o Sonetti stonati
Amor che infiora " 261 Sonetti stonati
Tra gli astri " 110
Accogli.......... " 262 Sonetti stonati
Com'è lontana... " 263 Sonetti stonati
Tu sei...... " 111
Tra gli altri.......... " 112
Sogno d'incanto " 65
San Valentino 86 " 113
La vendemmia " 114
Al mio Amore lontano (1) " 115
Al mio Amore lontano (2) " 116
Non logorar.... " 117
Offri........ " 118
Notte d'ansia " 120
Silenzio pomeridiano " 122
Finalmente la pace.. " 12
Dolce sogno " 78
Se chiedi........ " 123
L'unico fine " 124
Non mi resta più niente " 125
Vita sprecata " 126
Vent'anni rovinati " 127
Agosto in caserma " 128
Questione d'opinioni " 129
All'amica Poesia " 130
L'autista veloce " 74
Romagna " 131
Monumenti viventi " 132

Totale N° 38 poesie

MONUMENTI VIVENTI (132)


Alti e possenti,
monumenti viventi;
fedeli alla terra portante
non chiedete niente,
rendete l'aria leggera,
la calda estate primavera,
a tutti donate,generosi,
frutti nutrienti, deliziosi.

Della natura serto
senza di voi è arido deserto,
il vostro vestito di foglie
il merlo ed il passero accoglie
e, quando il verno vi spoglia
nutrimento diviene ogni foglia.

C'è chi mai si toglie il vestito,
chi nudo pare scheletrito,
ma appena il gelo si scoglie
rigettano i fiori e le foglie,
allor la campagna s'adorna
a splender di nuovo ritorna.
da: Dolce sarà la sera

ROMAGNA (131)


Sei arrivata primavera,
già tiepida è la sera,
tappezzato hai il prato
ed il giorno allungato,
sono le gemme esplose
e sfiorite le mimose.

Il pensiero soavemente
mi porta tra la mia gente;
gente generosa, sanguigna,
dov'è più frutteto che vigna,
dove del pesco il rosa
al bianco del melo si sposa.

La briscola ed il marafone
accendono la discussione,
il medico col manovale
commentano assieme il giornale,
nei circoli repubblicani
insieme stan giovani e anziani,
le "Case del popolo" piene
di gente che si vuole bene.

Perché maliziosa primavera
m'hai portato in Romagna stasera?
Perché non v'è altra regione
sì bella in questa stagione!
Ti sembra un immenso giardino
creato dal contadino
che, anche se rude t'appare
il cuore alla terra sa dare.

Romagna mia sei meravigliosa
da Te la primavera è n'altra cosa.

da: Dolce sarà la sera

ALL'AMICA POESIA (130)


Cosa voglio da Te?
Che puoi tu darmi?
Difficilmente gloria, lo so;
sicuramente mai lucrosi affari.
"Perché non pensi alle cose serie?"
mi si rinfaccia spesso da vicino
quasi che star con Te
sia cosa sciocca, ridicola, inutile,
tempo sprecato, addirittura perso.

E' naturale che si perde il tempo;
l'attimo or passato ormai già fù.

Ma è forse sciocco
chi spinge l'interruttore dei sogni?
Forse è ridicolo
chi sa consolare lo sconforto?
Chi all'animo sa donare la pace?
E' forse inutile
chi valicar sa l'infiniti spazi?

Quando il corpo mio
più del ricordo sarà cancellato
basterà del nostro incontro un frutto
un frutto solamente
che visita fugace ad un cuor faccia
perché nessuno mai più possa dire
che il tempo abbiamo sprecato.

30-01-1986
da: Dolce sarà la sera

QUESTIONE DI OPINIONI (129)


Non devi tu pensare

a me disse il tenente,

ma soltanto obbedire

senza pensare a niente,

quel che ti viene imposto

è soltanto un dovere

che a qualsiasi costo

la patria deve avere,

e continuò; ammettiamo

che scoppiasse una guerra,

dar tutto ciò che abbiamo

noi alla nostra terra,

poi, a guerra finita,

ne sarai d'essa degno!

Ma se perdo la vita?

Io che ci guadagno?


Meglio è che la guerra

la facciano i grassoni

che hanno tanta terra

oppur tanti milioni.


Belluno 1966

da: Dolce sarà la sera




giovedì 22 ottobre 2009

AGOSTO IN CASERMA (128)


Agosto, tempo di ferie,
per bagnarsi qualcuno va al mare
lasciando le questioni serie
per quando dovrà poi tornare.


Chi invece cerca la pace
la trova nei boschi, sui monti,
lontano, dove tutto tace
tra il fresco di pini e di fonti.

Anch'io tra i monti mi trovo
ma non per cercare riposo,
è solo disagio che provo
in questo bel mese, gioioso.

Quassù, come detenuto,
rinchiuso, all'infuori del mondo,
devo restar sempre muto
e, sempre obbedire....tacendo.

Tai di Cadore 1966
da ; Dolce sarà la sera.

VENT'ANNI ROVINATI (127)


Con gli occhi verso il cielo

come colui che implora

ammiro il bianco velo

che le montagne indora.


Ma come gioir posso

a si bianco splendore

se non mi è concesso

d'uscire un paio d'ore?


Come se reo fossi

rinchiuso devo stare

tra questi quattro sassi

a farmi comandare.


Ora capisco come

la libertà sia bella,

non c'è prezzo che possa

cambiarla con la cella.


Padron non si è di dire

una propria opinione

neppur di reclamare

avendo pur ragione.


Se qualcheduno è sbronzo

ti può anche punire,

e a te come uno stronzo

non resta che zittire.


Se hai un po' d'orgoglio

meglio che lo abbandoni

perché lui con un foglio

può sbatterti in prigione.


Giovani di vent'anni

contro il nostro volere

questa vita d'inganni

siamo costretti a fare.


Belluno 1967 (peiodo militare)

da: Dolce sarà la vita.