Toni, or mi ritorna,
se pur sfocato col passar degli anni
quel viso giovanil che più non torna
perché è rimasto fermo ai sedic' anni.
Eri l'ultimo in anni di noi tutti
se pur io ti seguissi da vicino,
eri appena all'inizio dei tuoi frutti
e ancor tenevi il candor d'un ragazzino.
Con quel tuo lungo ciuffo di capelli
or ti ricordo in su la corriera,
tacito, ma con gli occhi furbi e svegli
come fossero quelli della fiera.
Erano mesi che la monotonia
di giorni uguali non ci abbandonava,
per due volte ci portava via
la corriera, e prenderci tornava.
Si facevan le botte per salire,
ti ricordi che mischie? Che spintoni?
ma noi due eravam sempre a sedere
mentre a molti pendevano i calzoni.
Corto e breve di tempo il tragitto
tra le tante risaie e betulle,
affacciati stavam sino al petto
per gridare alle belle fanciulle.
Era dura restar sotto il sole,
si colava come in candelieri
sopra il ferro di quelle virole,
ma eran giorni pur senza pensieri.
Come uccelli che liberi stanno
senza meta ne nido sicuro
volavamo da più di un anno
e nascosto avevamo il futuro.
Ma l'uccello che vola felice
non s'accorge che sotto il suo ramo
è nascosta una trappola atroce
ingannato dal falso richiamo.
E così cade a terra abbattuto,
lui, che l'aria lieve superava
or da essa non più è sostenuto,
come tutti sulla terra grava.
Fu così che si ruppe il tuo volo
per andare incontro alla pace,
quella pace che si trova solo
dove ormai ogni cosa tace
se pur sfocato col passar degli anni
quel viso giovanil che più non torna
perché è rimasto fermo ai sedic' anni.
Eri l'ultimo in anni di noi tutti
se pur io ti seguissi da vicino,
eri appena all'inizio dei tuoi frutti
e ancor tenevi il candor d'un ragazzino.
Con quel tuo lungo ciuffo di capelli
or ti ricordo in su la corriera,
tacito, ma con gli occhi furbi e svegli
come fossero quelli della fiera.
Erano mesi che la monotonia
di giorni uguali non ci abbandonava,
per due volte ci portava via
la corriera, e prenderci tornava.
Si facevan le botte per salire,
ti ricordi che mischie? Che spintoni?
ma noi due eravam sempre a sedere
mentre a molti pendevano i calzoni.
Corto e breve di tempo il tragitto
tra le tante risaie e betulle,
affacciati stavam sino al petto
per gridare alle belle fanciulle.
Era dura restar sotto il sole,
si colava come in candelieri
sopra il ferro di quelle virole,
ma eran giorni pur senza pensieri.
Come uccelli che liberi stanno
senza meta ne nido sicuro
volavamo da più di un anno
e nascosto avevamo il futuro.
Ma l'uccello che vola felice
non s'accorge che sotto il suo ramo
è nascosta una trappola atroce
ingannato dal falso richiamo.
E così cade a terra abbattuto,
lui, che l'aria lieve superava
or da essa non più è sostenuto,
come tutti sulla terra grava.
Fu così che si ruppe il tuo volo
per andare incontro alla pace,
quella pace che si trova solo
dove ormai ogni cosa tace
Torino 1967
dedicata ad un amico caduto da una impalcatura.
da: Vita e Lavoro