lunedì 30 novembre 2009

Primo maggio (246)


Primo maggio, festa del lavoro,
la banda suona "l'internazionale",
dei proletari il potente coro
d'unità e di pace al cielo sale.

Siamo tutti un' unica famiglia,
abbiam lottato ed insieme sofferto,
riprenderemo un giorno la Bastiglia
anche se tardi, questo sarà certo.

Ha detto un personaggio eminente:
"senza pace non esiste giustizia"
ma dise un lontano suo parente
"beato chi ha sete di giustizia"

Questa sete con la pace non la levi,
il potente non scende mai a patti,
senza lotta la giustizia non bevi,
per averla non ci sono baratti.

Orsù popoli delle Filippine,
del Sud America, dell'Africa nera,
ai Marcos, ai Pinochet ponete fine,
della riscossa levate la bandiera.

Non più sfruttati, non più sfruttatori,
facciam del mondo un solo grande regno,
dove tutti siano lavoratori,
chi delle braccia e chi dell'ingegno.

La giustizia del popolo cancelli
le mafie, i tiranni, i parassiti,
nel lavoro sarem tutti fratelli
se nel lavoro saremo tutti uniti.

Viva il lavoro, viva il primo maggio,
non c'è giustizia se non c'è lavoro,
in questa vita siamo di passaggio,
facciamo sì che ognuno abbia decoro.

Vita e Lavoro

Pasqua di resurrezione (245)


I potenti l'hanno messo in croce
perché non diffondesse la sua voce
d'amore, di pace, di giustizia,
oggi è risorto, è giorno di letizia.

Per tre giorni han taciuto le campane
ma, alla buona novella di stamane
si sono sciolte in un coro gioioso;
Cristo è risorto...E' meraviglioso.

Da venti secoli cammina il suo messaggio,
la pace in terra rimane un miraggio,
la Pasqua è un grande avvenimento
ma Cristo muore in ogni momento.

Muore nelle metropoli affollate
dal terrorismo spesso insanguinate,
in Palestina la sua diletta terra
muore sotto le bombe della guerra,
muore nell'Africa, arida e assetata,
muore nell'India immensa ed affamata.

Ogni giorno scioglietevi campane,
le vostre note diffondete lontane,
agli oppressi portate la canzone
di Pasqua di Resurrezione.....

da: Vita e Lavoro



ode alla donna (244)


Donna, sublime creatura,
in cor dell'uomo desiderio infondi,
nel grembo tuo il seme si matura
se al desiderio con amor rispondi.

Donna, divina creatura,
tra gli esseri il più dolce, il più amato,
madre e regina sei della natura,
beato sia colui che t'ha creato.

Donna, arcana creatura,
in te si fonde la gioia e il tormento,
il possederti è sempre un'avventura,
all'uomo fai toccare il firmamento.

Donna, diabolica creatura,
l'uomo per te ha perso il paradiso
per te di Troia giunse la sventura,
il capo di Giovanni fu reciso.

Donna..Donna..Donna....
sei tutto il bene e pure sei l'opposto,
sei perdizione e pure sei Madonna,
c'è l'universo intero in te riposto.

Luglio 1981
da: Vita e Lavoro.

Carnevale 81 (243)


Correte belle mascherine,
è carnevale, tutti sono amici,
piccoli zorri van con le damine,
suonan trombette, tutti son felici.

Sfilano carri tutti colorati,
volan coriandoli,stelle filanti,
ci son tutti gli attori rinomati,
la loro festa, si sentono importanti.

Ecco davanti giungere Arlecchino
col suo vestito tutto variopinto,
ognun saluta, con un bell'inchino,
non sta mai fermo, salta ogni momento.

C'è Colombina la sua fidanzata,
molto elegante è per l'occasione,
fa la smorfiosa in mezzo alla sfilata,
vicino a lei sta il vecchio Pantalone.

C'è Baldanzone che cammina a stenti
con quella pancia sembra una balena,
non si scompone, guarda sempre avanti,
pensando solo al pranzo ed alla cena.

Arriva il clow con il naso rosso
le scarpe lunghe quasi mezzo metro,
con un giaccone a quadri messo addosso
sembra l'abbian gonfiato per di dietro.

Ci sono tutti? Facciamo l'appello,
ecco Gianduia, dietro c'è Brighella,
c'è Fagiolino poi c'è Stenterello;
ehi! Fermi tutti!..Manca Pulcinella.

Ma come? Non sapete? Non v'è noto?
Che Pulcinella ha perso l'allegria;
a Napoli è venuto il terremoto
e tante cose ha spazzato via.

Non ha più casa, dorme in un vagone,
non ha più scuola per poter strudiare,
ha tanto freddo, non ha termosifone,
ha perso anche la voglia di giocare.

Eh no amici! Se non c'è Pulcinella
la festa si rimanda, non si fa,
senza di lui la festa non è bella!...
Allora ogni bambino piangerà!...

Ma su da bravo, vieni Pulcinella,
noi siamo artisti, è il nostro mestiere,
metti la maschera, vieni qua, saltella,
anche se piangi un poco, non temere,
vedrai nessuno se ne accorgerà,
la vita è bella, deve continuare,
ti siam vicini, ognun ti aiuterà,
i bimbi aspettano, vogliono giocare.

Febbraio 1981
da Vita e Lavoro



Foglie morte (242)


Mi guardo e vedo solo tristezza,
ascolto e sento solo dolore,
ricolmi gli occhi son d'amarezza
non c'è speranza più nel mio cuore.

Le cose dolci sono fuggite,
innanzi a me non c'è che male,
restan le ultime foglie ingiallite
ma la sua debole forza non vale.

Basta un sospiro a farle volare
là, nella terra putrida e smossa,
dove ogni bestia può calpestare,
e, con le zampe farle una fossa.

Esse son morte ma non finite,
dal loro umore nutrirsi può un fiore,
possono nascere così altre vite
forse più dolci e senza dolore.

Bologna 1968
da: Vita e Lavoro





Il primo amore (241)


Come un sogno dolce e delicato
sei apparsa in me con tutto il tuo splendore
ed anche se tra noi tutto è passato
non ti scorderò mai, mio primo amore.

Tutto il mio affetto t'avevo donato,
solo per te palpitava il mio cuore
dal giorno in cui t'avevo incontrato,
or t'ho perduta ma con forte dolore.

Forse ho sbagliato nell'amarti troppo,
mi ero fatto di te n'altro concetto,
oppure non mi son fatto molto sotto
e t'ho portato un po' troppo rispetto.

Forse mi amavi, forse non mi amavi,
forse non tua è la fatale colpa,
ma, se qualche occasione in più mi davi
non saremmo giunti a tale svolta.

Ora se passi mi saluti appena,
anzi, ti sforzi per farmi un sorriso,
non vedo più quella gioia serena
che appariva sempre sul tuo viso.

Tutto è perduto ormai, nulla più resta,
solo il ricordo di te mi rimane,
questo succede a chi tardi si desta
quando ormai le occasioni son lontane.

Genova 1962
da: Vita e Lavoro

Dedicata a mio padre (240)

I miei genitori

Da te non ho sentito mai bestemmia,
ne parola volgare o imprecazione,
eppur non sempre c'è stata vendemmia,
non è che sia mancata l'occasione!

Quante volte ti alzavi la mattina
ancora prima che il gallo cantasse
e andavi a rimediare una fascina
perché almeno il pane non mancasse.

Era fatica allor pei muratori
il trovare da far qualche giornata,
se capitava non s'era sicuri
che questa qui venisse poi pagata.

E la cooperativa che ogni tanto
vi dava una cambiale come acconto,
dopo sei mesi fece fallimento
e gli operai perdeste tutto quanto.

Eppure giammai la disperazione
in famiglia o la collera rammento,
mai faceste tu e mamma discussione
ne gravare su noi tale tormento.

Nella miseria forse c'è più amore,
ed il benessere accentua l'egoismo,
ognun si chiude in se, più duro il cuore,
con i soldi sparisce l'altruismo.

Le vacche grasse finalmente giunte
e ognuno, colto dalla frenesia
di comprare ogni cosa, ben le ha munte,
il passato lo ha cancellato via.

L'unica, la tua sola aspirazione
vedere un figlio diventare maestro,
pel resto ti bastava un marafone,
non pretendevi far pieno il canestro.

Il tuo sogno s'è potuto avverare,
più che maestro Cecco è ora dottore,
anche se lui preferisce insegnare
matematica come professore.

Sta pur sicuro, non vorrà tagliare
qelle che state son le sue radici
di umile progenie popolare.
Non sono stati vani i sacrifici.

Aprile 1981;
da: Vita e Lavoro





Mamma (239)


Sono stanchi gli occhi tuoi di piangere,
quante lacrime amare hai versato,
a nessuno potresti tu fingere
un radioso e felice passato.

Il lavoro, che mai ti abbandona
t'ha invecchiata ancor più degli anni,
ma non pensi alla tua persona,
non ti curi dei tuoi malanni.

Solo pene e dolori ti diede
questa vita d'affanni e d'inganni,
non perdesti però mai la fede
ma perdesti moltissimi sonni.

Solo Dio sa quante preghiere
invocato hai per noi, con amore,
speranze umili, ma preghiere vere,
parole povere ma dette con il cuore.

Ma son parole dette solo al vento
perché neppure Cecco che ti è accanto
par che le senta, e solito il tormento
ritorna in te a riportare il pianto.

Ach'io non t'ho saputo star vicino,
ne con me stesso, ne con altro modo,
da te partii che ero ancor bambino
senza na meta, senza alcun approdo,
ma nel mio cuore è fresco il ricordo
ovunque sia ed in ogni istante di te;
chiedo perdono se son stato sordo
alle tue lacrime...che son state tante.

E sono certo che Cecco altrettanto
ti voglia bene e non sappia stare
senza il tuo amore un attimo soltanto.
Non è poi vano allora il tuo pregare.

Torino 1967:
da :Vita e Lavoro






Il mio paese (238)

Rocca San Casciano da: Galleria di Giancarlo Guidi "Pittura dell'Anima"

Un po' scordato, in una conca "s'erge"
tra il verdeggiar degli alti colli intorno
e l'ondeggiar dell'acqua che s'mmerge
tra le sue case a render lieto il giorno.

A manca,
là dove il sole ogni sera i spegne
sta ritto il Castellaccio un poco muto,
ma oltre ad esso rimangono le insegne
d'un castello molti anni or son vissuto.

Di fronte sta la verdeggiante Guna
recinta di bei cipressi maestosi
sotto i cui rami la gente si raduna
per trascorrer meriggi assai gioiosi.

Il mio paese, c'ancor non v'ho parlato
è assai caro per me ed è più bello
d'ogni altro sito; esso è così formato
da tre rioni,c'è il Borgo, il Buginello,
ed il Mercato, ora questo comprende
tutta la parte a dritta del Montone,
mentre il Borgo, che meno s'estende,
sta sulla strada che va al Muraglione.

Il Buginello è da esso diviso
per mezzo della Piazza che è neutrale
perché non ha un suo rione preciso
però del paese è il luogo principale;
in fondo ad essa sta il bel campanone
che la sovrasta e con tonante suono
come se fosse del paese il padrone
senza paura rimbomba come il tuono.

O Rocca; tu che non conosci alquanto
ne vera storia, ne cruenti dolori,
tu che nessuno non hai mai compianto,
tu che nessuno mai portò agli allori,
in te son nato ed un grande dolore
per me sarebbe se nel punto estremo
della mia vita, per forza o per amore,
morir dovessi lontano dal tuo seno.


Rocca San Casciano 1962 (agosto)
Vita e Lavoro

Scritta all'età di 16 anni, poi si sa col tempo le cose cambiano, e forse è cambiata un po' anche la mia Rocca





domenica 29 novembre 2009

Schiavi (237)


Quando c'è miseria ed ignoranza
la religione impera;
Se c'è soltanto la miseria
impera il comunismo;
Se c'è ricchezza ed abbondanza
è l'egoismo a far da imperatore.


Comunque sia tu,
sempre sarai schiavo.
14-11-2009

giovedì 26 novembre 2009

Felicemente liberi (236)


S'accoppiano,
si scoppiano,
si lasciano,
ritornano,
si sposano,
divorziano,
combattono,
resistono,
combattono,
s'arrendono,
combattono
poi scoppiono.

I figli del benessere,
loro a nulla rinunciano,
felicemente liberi
di schiavitù soccombono.


26-11-2009

lunedì 16 novembre 2009

indice silloge N° 9: "Il Muro"

VERSI SPARSI IN LIBERTA'

INDICE

Chi sono?.............................207
La vita...................................208
La morte...............................209
La bomba...............................22
Istigazione............................210
L'Idea....................................211
Scender.................................212
La coscienza muta.................234
Il mio viaggio.........................235
Il Muro..................................204
La ex Jugoslavia.....................213
Il mostro................................214
Gli aiuti..................................215
Cuba.......................................216
Il Cavaliere..............................217
Compagno Allende..................218
Razza pura...............................162
Al pensionato baby..................219
Il polacco..................................220
16 marzo (allora).......................221
16 marzo (ora)...........................222
Piove.........................................223
Ho visto.....................................224
Italia..........................................225
Il capitalismo.............................226
Sapessi.......................................227
Giustizia, Pace, Lbertà................228
La speranza................................229
La delusione...............................230
Ma perché?.................................231
Il cesanese..................................232
Cernobil......................................234

IL MIO VIAGGIO (235)


Silenzio, parlami di me!
E' valso il viaggio mio
nel'intricato cammino della vita?

Resterà una mia goccia
nell'infinito mare dei ricordi?

Sarà attecchito un mio seme
nella foresta del tempo passato
che resta in prevalenza inesplorata
ma è l'ossigeno per l'umanità?

E' grande l'ambizione
perché non verrà mai un terremoto
che distruggere possa
le idee che hanno preso il volo.


da: Il Muro


LA COSCIENZA MUTA (234)


Se ritornasse il bavarese pazzo,
quello con la mosca sotto il naso,
degni sareste
del muto servilismo
tanto a lui caro.

Sopravvivereste
se da inevitabile tempesta
il mondo fosse invaso,
pronti a cambiar di panni
appena s'affacciasse
la già scontata quiete.
Nessuno mai vi chiederebbe l'alibi
se non la vostra coscienza;
ma questa è muta da sempre


da: Il Muro

CERNOBIL (233)


Cernobil, com'eri lontana,
col tuo nome schivo e gentile,
bimbi biondi a far la gimcana
tra le aiuole fiorite d'aprile.

Custodivi, pensando a quei bimbi,
un gravoso, tremendo segreto,
e volavano cirri e colombi
che a confini non hanno divieto.

Come il tuono nel cielo sereno
spinge ognuno a cercarne la fonte,
una nube che piange veleno
il tuo nome ci ha messo di fronte.

Cernobil, questo nome di pace
ha sepolto il rumor della guerra, (1)
una nube lontana e fugace
ha miniaturizzato la terra.

Sappia l'uomo ascoltare quel grido
dall'Ucraina, or tanto vicina,
e capire che è unico il lido
o globale ci aspetta la china.

(1) Bombardamento americano su Tripoli

12-05-1986,
da: Il Muro

IL CESANESE (232)


Quanto sudore, quant'aspra fatica
cela quel mar di prezioso rubino
e, la memoria tua si perde, antica
come antico dell'uomo è il cammino.

Arida terra, non sovente amica,
seppe donare al rude contadino
ebbro elisir, ma, secolar fatica
potè sfruttare l'avido strozzino
che quì giungendo dalla capitale
con l'intenzione di rubar sul prezzo,
nel sorseggiar quel succo, sì speciale,
in terra risputava con disprezzo.

Ora che il Piglio è divenuto edotto
al metanol chi broglia s'è ridotto.

per un caro amico del Piglio
marzo 1986

da: Il Muro

MA PERCHE' ? (231)


S'è ammazzato un deputato,
s'è sparato il magistrato
anche il grosso finanziere
in galera è avvelenato.
Ma perché con tanti guai
non s'amazzan gli operai?

S'è ammazzato il presidente
che prendeva la tangente
e pensava in buona fede
di rubare onestamente.
Ma perché con tanti guai
non s'ammazzan gli operai?

S'è sparato il finanziario
s'è impiccato l'impresario,
il banchiere di gran fama
s'è annegato dentro il Lario;
Ma perché con tanti guai
non s'ammazzan l'operai?

L'operai muion da soli,
senza bossoli o lacciuoli,
senza fare mai notizia
come un piatto di fagioli,
sono specie in estinzione
come il lupo od il muflone
e neppure il Wuwueffe
chiede la sua protezione.

Operaio non ti crucciare
se il robot può fabbricare
auto, frigo e tivù!
Prova a fargliele comprare!?

03-12-1992, in piena tangentopoli.

da: Il Muro

LA DELUSIONE (230)


Storia italiana di metanolo e altro 1986
per non dimenticare

Un anno fa scoperto,
fu chiuso; ha già riaperto,
or si grida allo scandalo
ma s'aggroviglia il bandolo.

Antiche frodi e nuove
(su questo non ci piove)
non saranno mai spente
finché sarà la gente
più umile, indifesa,
a pagarne la spesa.

Ci ricodiamo i treni
d'odio e terrore pieni?
Bologna e l'emozione
del dì dell'esplosione?
Ormai lontana e stanca
l'immagin della "banca"
ne chi spinse Pinelli
mai fu dietro i cancelli;
eppure quanto inchiostro
si consumo pel mostro ? (1)
E Piazza della Loggia
che di sangue una roggia
entrò dagli occhi al cuore
d'ogni lavoratore?

Giustizia è senza fretta,
Giusizia ancor s'aspetta;
facciam non si riduca
come fu di Pagliuca
che legava i molesti
or tiene i vecchi, mesti,
certo, son sordomuti,
speriam che Dio li aiuti.

Quanto del polverone
aperto con ragione
sul vino avvelenato
sarà presto scordato?

S'è detto dall'inizio
che bere molto è un vizio
e poi, chi poco spende
che cosa mai pretende?

Orsù, non far l'avaro,
compra il vino più caro!
Che dici! La pensione
di risparmiar t'impone?...

Meglio con una sbornia andar di là
che viver tribolando sempre qua;
per essere tranquilli non è detto
che poi sia tranquillo il rubinetto.
(1) Pietro Valpreda

aprile 1986,

Riflessione dopo il caso del metanolo
nel vino che ha causato alcuni decessi.
da: Il Muro

LA SPERANZA (229)


Non sarà la tua mano vigliacca
ad impedirmi di avanzare,
ne le tue vittime innocenti
a farmi smettere di lottare;
la nostalgica tua illusione
già odora di acre carogna,
tu sei certo della protezione
ma non scapperai da Bologna (1)

Sono i morti della galleria
che ci chiamano tutti a lottare,
dalla Loggia ci daran la via (2)
e la forza per non ci fermare.
A Milano c'è Piazza Fontana
che da anni ci grida vendetta,
sarà tardi ma non sarà vana
la giustizia che il popolo aspetta.

Sei braccato, lo sento, hai paura,
e fra un po' non avrai più quattrini,
anche Piaggio è con Freda e Ventura,
con la spia del SID Giannettini.
Son potenti i tuoi protettori
e per questo sei duro a morire,
generali, mafiosi, signori,
ma dovranno anche loro sparire.

No! L'Italia è lontana dal Cile;
al fascismo la strada è sbarrata,
la carcassa sua lugubre e vile
non verrà mai più dissotterrata.

01-09-1974.
(1) Strage Treno Italicus
(2) Piazza della loggia, Brescia.
dopo 35 anni ancora spero, ma temo
che al peggio non ci sia mai fine

da: Il Muro

GIUSTIZIA, PACE, LIBERTA' (228)


Sono arse,
in cenere sparse,
bruciando nei cuori,
scorrendo, come fiumi in piena,
hanno scavato solchi profondi.

Ora, svuotate,
nell'aere leggere, soffiate
come semente di pioppo
all'orecchio senza più bussare
fanno tappa, ma breve;
hanno scordato la strada del cuore.

Variopinte farfalle,
nere, bianche, rosse, gialle.

Vedi quella?
Tra le belle ancora più bella?
Si trasforma, cambia spesso colore
pretendendo sembrar sempre quella.

E' Giustizia;
trova sempre un padrone
ma nessuno più gli dà ragione.

Ecco Pace,
più di neve bianca,
stanca di volare invano
su questo mondo inumano.
Ama la vita,
ognun la brama
ma speso è tradita.

Quella dorata è Libertà;
non è ovunque
ma se abbonda fa confusione
confondendosi con l'ottone.

Giustizia, Pace, Libertà,
bussate, bussate più forte,
sfondate dei cuori le porte,
saziateli, senza risparmio alcuno,
empiteli uno per uno.

da: Il Muro

SAPESSI.....(227)


Sapessi, figlio mio,
quanto abbiam sofferto
tua madre ed io
nel dilemma aperto
dal male oscuro
che nel fiorir ti colse
e, del futuro,
la rosea speme sciolse.

Han pesato i pensieri
nel tempo tristo e lento
più che macigni veri,
ma, il miglioramento,
più delle aspettative
è stato grande,
pur se l'angoscia vive
e il cuor ci prende
appena il duol s'affaccia
se pur lieve,
e, dello spirto la bisaccia
rende greve.

E giorni, e mesi,
lunghi come secoli,
ci han più vecchi resi,
e al gaudio chiuso i vicoli.

Senza l'operazione
chissa? Saresti morto?
Chissà se hai ragione
che abbiamo avuto torto?

La vita è un calvario,
tante sono le croci,
magro resta il diario
dei momenti felici.

da: Il Muro





IL CAPITALISMO (226)


Una lepre....

Una lepre che corre all'impazzata,
per arrivare....senza sapere dove;
per arrivare prima...senza sapere di chi.

Corre; Corre; Corre!
ha il terrore di fermarsi.

Non gode delle tante delizie
che il percorso gli offre.

Non vuole fermarsi,
Non può.

Ha paura di guardarsi indietro.

Non si rende conto
che nessuno ha posto il traguardo!


da: Il Muro

domenica 15 novembre 2009

ITALIA (225)


Italia;
sino a ieri non t'ho cantato mai.

N'ho visti troppi di tifosi
stare al riparo della tua bandiera,
comodi,
con l'arroganza di chi tutto gli spetta;
raccomandanti e raccomandati
autoelettisi figli prediletti,
generali,
figli o nipoti d'altri generali,
dirigenti,
in carica per appartenenza,
burocrati,
freddi, cavillosi e ciechi;
"servitori fedeli" di trame tessitori,
Giudici, compiacenti e insabbiatori
in nome di quel "sacro" tricolore
c'ognuno sentir dovrebbe suo
e non di parte.

Italia;
ho risposto all'appello
come fan sempre del popolo i figli;
mai son fuggiti loro alla chiamata,
sono anche morti,
magari bestemmiando.

Italia,
patria mia,
or che il lombardo vuole farti a pezzi
pur che stonato appaia
voglio cantare l'amore mio per Te.

19-10-1996;
da Il Muro


HO VISTO....(224)


Ho visto sbucare
dalle viscere della terra
le nere maschere dei minatori,
cerchiati gli occhi ma d'orgoglio sereni.

Umini e donne
li ho visti affrontare
il maglio implacabile del sole
per cogliere i frutti della terra;
canottiere grondanti
sul lustro bronzo delle spalle e dei volti;
volti sfatti, sfiniti,
con su scolpita la tranquillità dei giusti.

Ho visto uomini di gesso,
coi panni e le scarpe di gesso,
con le mani ed il volto scavati dalla calce;
volto con su il sorriso
acceso da battuta all'improvviso.

Ho visto la calma
del pescatore che rimaglia le reti
mentre corre
libero col pensiero in altomare;
neppur delle tempeste
il ricordo lo rabbuia,
dentro il suo cuore il mare mai s'increspa.

Ho visto! Ho visto! Ho visto!....

Del disoccupato ora vedo
il volto sconsolato
livido dalla disperazione,
inebetito dalla rassegnazine.
Amico! Per la disperazione ti perdono
ma ti prego! Non rassegnarti mai!

01-04-1998;
da Il Muro

PIOVE (223)


Identica e diversa ad ogni istante
l'immagine del mondo
che stamani s'affaccia al mio cospetto.

Esplosione di gocciole a miliardi.

A bocche di vulcano ancora attivo
delle auto in sosta somigliano i tetti.

Rivoli a mille diraman sull'asfalto
or piccoli, or gandi, or fatti lago,
onda improvvisa su passante inerme,
(fangosa doccia in agguato)
che di placarsi tenta
finché gommate ruote
ritornano a sparare.

Lo stesso ritornello si ripete.

da: Il Muro

16 MARZO 1998 -ora- (222)


Dopo vent'anni
sto a lavorare ancora, (per fortuna)
ma quanti si sono persi per la strada?

Quanti il lavoro lo hanno perduto
e col lavoro, perduta la speranza?

Chi correrebbe oggi all'assemblea?
In favore di chi?
Ne a favore ne contro
oggi si accorrerebbe,
solo per interesse da bottega.

Se è vero il detto
"Un popolo ha il governo che si merita"
quella fu un'eccezione
a suo favore.

Ora, ne abbiamo le prove.

16-03-1998
da: Il Muro



16 MARZO 1998 -allora- (221)


Vent'anni fa a quest'ora
ero al lavoro come sono adesso;
quante speranze alimentate
dal peso degli anni
ancor leggero.

-Posa l'attrezzi che c'è l'assemblea!
Hanno rapito Moro!
Hanno fatto una strage!-

Lui, (il delegato)
che da sempre sembrava sicuro
era turbato,
tirato nel volto.

Si svolse l'assemblea senza i fuochi
ch'era d'uso appiccar per l'occasioni.
-Il lavoro è sospeso;
appuntamento tutti a San Giovanni!-

Unanime n'uscì la decisione
come non mai,
e, armati di bandiere,
si corse alla nostra grande piazza.

San Giovanni, la grande "Piazza Rossa"
non ha tradito mai l'appuntamenti.

Le bandiere mai s'erano confuse
prima d'allora
ma quel dì successe.

Scudi crociati a volteggiar nel vento
mentre il compagno Lama
denunciava il pericolo con rabbia,
e, le bandiere rosse
a far cornice al moroteo Galloni.

parve il dialogo
maturo e necessario.

Ucciso Moro,
giunse chi si affrettò a rialzare i muri.

16-03-1998

da: Il Muro


IL POLACCO (220)


Hai combattuto quello
che sulla terra era
la più terrena idea di giustizia
anche se in malo modo interpretata.

Hai vinto la battaglia, ringraziato
da chi per Dio ha solo il "Mercato";
chissà cosa ne pensa Colui che in terra
il nome suo perpetui.

Egli con i potenti mai entrò in affari.

E' giunto a possedere la Ferrari
un figlio del mediocre elettricista
che in trionfo fu portato a Danzica
da quelli c'ora perso hanno il lavoro
in nome della legge di mercato;
ha fatto carriera
all'ombra della Madonnina Nera
da te sponsorizzata.

La madre del Signore adoperata
per aprire la porta al capitale.

Non mi risulta
fosse di religion pratica occulta,
tanto è vero che alla luce del sole
assurgere hai potuto al ministero
che fu di Pietro il soglio.

Quale minaccia allora
t'attribuiscono d'avere tu sconfitto?

L'aver cresciuto gli schiavi del profitto
è forse una vittoria?

Sulla Terra ti porteranno in gloria,
ci puoi contare!

Chissà però Cristo come la pensa?

da: Il Muro



AL PENSIONATO BABY (219)


Prima di chi ti fece
hai chiuso la partita.

Lui, che sudava allora,
lui suda ancora
ma non si dispiace.

Lui gode al tuo riflesso,
non si da pena
se ancora piegar deve la schiena.

Tu che la schiena
non hai piegato mai,
tu, che ne sai
del vero prezzo per l'agi che hai?

"Generosa"
si chiama la tua stella.

da: Il Muro

sabato 14 novembre 2009

COMPAGNO ALLENDE (218)


Compagno Allende....Presente!
L'atroce infamia
dei turpi assassini
non ha sepolto la tua memoria
nel cuore dei giusti.

La bestia feroce
è ancora padrona;
non è sazia di sangue innocente.

Il traditore si nasconde
dietro gli occhiali neri,
ha vergogna della sua bassezza
agli occhi del mondo.

La vendetta non potrà mancare
e gli avvoltoi
tutti saranno abbattuti.

Alta
tornerà a splendere
la tua bandiera.

da: Il Muro

venerdì 13 novembre 2009

IL CAVALIERE (217)


E' arrivato leggero il cavaliere,
con quel sorriso suo
imbalsamato ma rassicurante.

S'è affacciato dall'etere
certo della vittoria.

Ha puntato diritto
sugli orfani del CAF (1)
rimasti all'improvviso senza tutori;
gente da sempre avvezza
a star sotto l'ombrello del comando;
gente che s'era illusa
che eternamente durasse l'illusione
d'una ingiustizia giusta a suo favore.

Gente che perpetrare
vorrebbe l'illusione
di rimanee sulla cresta dell'onda
senza dover nuotare.

Lui, candidamente lo ha promesso.

(1) Craxi, Andreotti, Forlani
giuno 1994
da: Il Muro

CUBA (216)


T'hanno negato
ciò che l'altri t'accusan di negare.

Costa essere liberi
se del potente nuoce agli interessi.

Ancora brucia
all'arrogante yanchie
la Baia dei Porci.

Avrà forse ragione un giono
perché la storia la fanno i prepotenti
ma eterna resterai
nel cuore degli uomini liberi.


agosto 1993


da: Il Muro

GLI AIUTI (215)


Dopo tanto rèclame
sono sbarcati
come notturni invasori.

Tra le dune selvagge
hanno aperto la strada
i cingolati mostri
sotto il fuoco incrociato
di mille riflettori
dei network americani.

Al posto di farina
han scaricato bombe e carriarmati.

Chissà perché gli aiuti
puzzano sempre di bruciato?


operazione Somalia agosto 1993

da, Il Muro