sabato 30 gennaio 2010

Dio! se tutto puoi! (371)


Dio, come puoi esser benedetto
quando i tuoi figli
in processione di morte
abbandoni al fuoco del deserto?

Dio vanitoso, che non ti sottrai
alle ipocrite lodi
di ricchi adulatori
che in nome tuo affamano il mondo.

Dio crudele allorché pretendi
con la promessa del tuo Paradiso
di essere adorato
da chi soffre l'Inferno sulla terra.

Dio tremendo, all'urla strazianti
che invocano il tuo nome in alto mare
ti giri indifferente
e chiudi gli occhi.

E i poveri continuano a pregarti;
i derelitti sempre ad adorarti;
gli ammalati vengono a cercarti;
Le malattie, la fame,
la miseria, la disperazione;
ecco le armi
per dominar la schiera
del popolo tuo prono.
Epidemie, guerre,
disatri, alluvioni;
terremoti..................

Dio! se tutto puoi!
Ti mangi i figli tuoi!
16-01-2010

domenica 10 gennaio 2010

boia di stato (370)


Ho visto l'agave tagliata,
m'ha fatto impressione
scoprir così grosse le foglie,
e, quel trancio netto,
m'ha fatto pensare al machete
pesante e affilato,
a braccia d'erculea possanza,
alla mannaia del boia,
a tante teste mozzate,
a volte per fare giustizia,
a volte per metter terrore,
ai tanti che ai ceppi portati,
incolpevoli forse,
son morti dannati.

Colui che ha tagliato l'agave
con mano si ferma,
avrebbe potuto in passato
aspirare a boia di stato.

Da Insieme

il ladro (369)


Cacciato come un ladro
dopo trent'anni di lavoro duro,
trent'anni a respirare olio bruciato,
a respirare la borace fusa
col suo acre sapore,
trent'anni di sudore.

Quel sudore che un tempo accomunava,
che legava l'un l'altro
a un unico destino,
orgoglio di una classe
che faceva sentir tutti fratelli.

In un mondo di ladri
ora i carabinieri
t'han portato in caserma per no sfrido,
un residuo, uno scarto di lamiera,
hai abboccato all'esca all'uopo tesa
e tutti hanno taciuto,
nessun s'è ribellato
alla spropositata reazione
d'un capo ormai padrone
di poter rovinare una famiglia
senza coscienza alcuna
e, nell'apatico oblio
scomparirà pur l'ultimo operaio.

2009

da: Insieme

rimpianto N° II (368)


L'abbiamo usato allora
quando il sapor della fatica
ancora affratellava;
e l'abbiamo osannato
in acclamate folle
accalorate e coscienti
di scrivere la storia.

Qual labile memoria
s'oggi lo si condanna
d'averci abbandonati
quando per primi
l'abbiam lasciato solo.

-Ma dove? Dove è andato?
Che fine ha fatto il vecchio sindacato?-
Or si domanda chi l'ha rinnegato!

non si potrà incolpare
di non saper volare
colui che s'è lasciato senza l'ali.

27-03-2009
da Insieme

giornata d'aprile (367)


Un giallo intenso domina sul prato,
certe margheritone
grosse come medaglie
oggi brillano al sole ritrovato.

E' ritornato all'orizzonte il mare,
l'aria fresca e frizzante
solletica le guance,
l'erba dal vento si fa accarezzare.

Tra il bruno della terra e il prato verde
tre papaveri rossi
spiccano solitari,
gocce di vita che l'occhio non perde.

Prime avanguardie d'un carminio canto,
quando il campo di grano
col suo tappeto d'oro
tappezzato sarà del rosso incanto.

14-06-2009

da: Insieme

al rogo il libero pensiero (366)


Han messo al rogo il libero pensiero
i sepolcri imbiancati;
a frotte ritornati
i mercanti del tempio. Ad anno zero (1)
non si è visto il Cristo con la frusta,
Cristo non è risorto,
sotto quei sassi è morto.

Ormai l'erede suo tutto aggiusta. (2)

26-04-2009
(1) Trasmissione di Santoro sul terremoto
(2) Presidente Berlusconi

da: Insieme

anime belle (365)


E la terra tremava,
-Ma L'Aquila non crolla!- si diceva.
La paura cresceva,
la politica fuori ne restava.....

-Fate tacere i gufi,
i soliti profeti di sventura;
non abbiate paura,
di nefaste visioni siamo stufi!-

E così la notizia
è relegata a livello locale,
non un telegiornale;
tutto si tace; la solita furbizia.

Già la crisi è pesante,
non si può dare ascolto alle sibille;
spegnete le scintille,
può esplodere un incendio in un istante.

Tutti a gettare l'acqua,
così un popolo intero di pompieri
s'è risvegliato ieri
n'un fradicio che sempre più s'annacqua.

E L'Aquila è crollata,
l'imperatore con la corte appresso
giunge di corsa adesso
a consolar la gente disperata.

E stende passerelle,
tra giornalisti proni e compiacenti
pieni di complimenti.
Prima dov'eravate anime belle?

(terremoto del 06-04-2009 a l'Aquila)

da: Insieme

zona rimozione (364)


C'è un angolo al mercato
a volte usato come un parcheggio,
anche se ciò è vietato;
-faranno una multa proprio al peggio!-
No! C'è la rimozione,
e tu sai bene quanto questo costi,
-allora fa attenzione
chè i vigili stanno spesso nascosti!-
Sai quante multe ho visto?
La gente sembra paghi volentieri,
se te la fanno è giusto
che paghi senza lanciare improperi.
Però una volta sola
ho visto intervenire il carro attrezzi,
l'auto, una carriola,
di poveri stranieri non avvezzi.
I vigili orgogliosi
a registrare in tre la rimozione,
i SUV dei facoltosi
non subiranno mai l'umiliazione.
A veder quella scena
mi son sentito pieno di vergogna,
per quelli tanta pena,
pei vigili voluto avrei la gogna.

02-05-2009

ieri e oggi (363)


Una volta il prete c'era
che lui parlava e tu tacer dovevi,
al massimo potevi
ripetere con lui una preghiera.

Or la televisione
che parla, parla senza mai tacere,
nemmeno hai il piacere
di poter biascicare un sermone.

03-05-2009

da: Insieme

lordume (362)


Non sono tutti pecora
se pur lo sono tanti,
sol quelli che s'allineano
si trattano coi guanti,
io non sarò mai succube
la gloria non m'importa,
non serviranno suppliche
non mangerò la torta,
ma quelli c'or s'abbuffano
non sempre saran sazi,
verrà il giorno che sbuffano
allor saranno strazi,
cercheranno i colpevoli
per la loro disgrazia
diventeranno diavoli
se non avran la grazia,
allor pensando ai ludici
giorni vissuti adesso
si sentiranno sudici,
saran ridotti un cesso.
Noi non saremo vindici,
ma non li salveremo
lor stessi saran giudici
con il loro veleno.
Dal nostro colle umile
noi, come la ginestra,
la loro solitudine
vedrem dalla finestra.

da: Insieme


il ricatto (361)

dedicata ai tanti giovani precari

Paracadute dell'ira,
paghi il prezzo del disprezzo
muto e servile.
Le ingiurie sopporti
ingiuste e gratuite.

Non più fratello,
non più compagno,
dei tuoi simili or fatto rivale,
concorrente spietato,
pronto se serve
a ributtarli a mare.

Dov'è finita
dei tuoi padri la forza,
la compattezza unita e solidale
che mai li trovò soli,
che mai li vide schiavi.

Ora guardingo
ti pari le spalle
e taci....e l'altri temi,
e tremi....e abbozzi
per la certa incertezza
ormai raggiunta.

Instabile,
in bilico rimani
sul baratro sospeso del ricatto
più disumano e vile;
il pane pei tuoi figli.

23-06-09

da: Insieme

sabato 9 gennaio 2010

senza scampo (360)


Quel pane, pei tuoi padri tanto avaro,
quel pane pei tuoi padri tanto amaro,
ma sempre li trovò pronti a spartirlo
in parti uguali. Adesso che abbonda
piuttosto che dividerlo si spreca.

Non siete abituati alla rinuncia
ed il fratello è diventato ostile
al fratello ormai non più fratello.

Di nuovo l'uomo arreso s'è alla bestia,
l'istinto primordiale il sopravvento
sulla ragione ha preso. cancellati
i precetti di mille religioni
ormai ridotti ad icone sbiadite
da sventolare il giorno della festa.

Cancellati dell'utopia i sogni
che i nostri padri tanto hanno nutrito,
a pancia piena ora siamo a digiuno,
pieni di conoscenze siamo vuoti,
auto costose che sfrecciano a mille,
carrelli della spesa sempre colmi,
per chi non regge al ritmo, indifferenza,
anzi fastidio, come fosse colpa
il mostrar la miseria, ché nascosta
tenerla si vorrebbe. Si sotterra!
Minacciosa riaffiora, qual presagio
d'un futuro funesto, senza scampo.

25-06-2009

da: Insieme

mattinata (359)


Il sole era già allegro stamattina,
qualcuno alzava le prime serrande,
già vibrava la vita,
l'allegro pigolio degli asili
s'espandeva felice.

I furgoni coi freschi latticini
verso l'ultime tappe,
dal forno già forniti erano i banchi
profumati e fragranti,
calate le montagne di cornetti
dentro i bar, frettolosi.

Finalmente le lucide vetrine
s'aprivano alla gente;
la macchina vitale, a pieno ritmo
riprendeva il cammino
nella rinata sinfonia del giorno.

26-06-2009

da: Insieme

giro di parole (358)


Quante parole erano di piombo
or diventate bolle di sapone
fragili da temere
una sonora risata?

Quante parole erano divine
dai sacerdoti del tempio infangate
ora oggetto di scherno
da chi le adorava?

Quante parole, vacue, senza senso,
cariche di zavorra senza peso
fanno saggi gli stolti
per spettacoli vuoti.

26-06-2009

da: Insieme

venerdì 8 gennaio 2010

IL SEGNO DEL TEMPO (357)

Centro commerciale "I 16 pini" Pomezia

Poco più di vent'anni
quando venni da Te che una trentina
allora ne compivi.

Già dell'agricoltore
avevi smesso i panni,
era il tempo glorioso delle tute,
dell'orgoglio operaio,
delle fabbriche immense e solidali.

Mai mi sono sentito forestiero,
ovunque, l'aria della Romagna
ancora qui si respirava,
merito dei pionieri
in buona parte conterranei miei.

Non vesti più il camice dei tessili,
non vesti più il camice dei chimici,
come la tuta blu
li hai gettati con i panni vecchi.

Ora ti dedichi ai centri commerciali,
ai centri estetici, ai centri del benessere,
sei diventata un po' snob, una signora
che più non s'interessa a chi lavora.

(Pomezia) 2007

da: Per Elisa

SERA D'INVERNO (356)


Al calore di freddi lampioni
cammino,
tra giganti dagli occhi di brace,
mentre schegge di gelo
come lama mi taglian l'orecchio;
s'imperla sul viso il vapore,
il passo non frena.

Le sagome enormi,
oscure, possenti,
dagli occhi lucenti,
custodi gelose
d'affetti e calore,
ermetiche al gelo
che domina fuori.

Sai quanti misteri, passioni, rancori,
in quei cubi neri rimangon segreti?
Vi alberga la gioia, vi alberga il dolore,
si vive d'amore, di noia si muore,
il gelo all'esterno ti trapassa l'ossa
ma s'entra in quei cubi ti congela il cuore!

gennaio 2006

da: Per Elisa

IL VENDEMMIATORE (355)


Va il vendemmiatore
tra i pampini intrecciati
appena l'alba accende i suoi colori.

Si perde tra le foglie
e si confonde
nell'allegro e festoso chiacchiericcio
d'una promiscua schiera.

Sotto le ambrate gemme
s'aprono i cuori di mille segreti.

Francesca, studentessa
ricama di speranze il suo futuro;
Mario, che in lei rispecchia i figli suoi,
vorrebbe ma non ha
identiche speranze.

Ma oggi non è giorno di mestizia,
ne di ombrosi pensieri,
in allegria si empiono i mastelli
e, la fatica, che non è forestiera,
d'ignorarla si tenta.

Tornerà alla riscossa questa sera,
ma, generoso, un boccale di vino
premio sarà per l'intensa giornata.

da: Per Elisa

PROFUMO ANTICO (354)


Primo giorno d'estate.
Appena entrato
ho ritrovato il profumo antico
sotto i frondosi e possenti tigli
che mi hanno visto bambino.

Immobili giganti che aspettate
di riveder tornare ad ogni estate
quelli che un dì lontano
si partiron da voi senza un saluto;
non fu per fuga allora
ne per cercar fortuna,
fu piuttosto la mensa che era vuota.

Gente nuova ora siede
a quella mensa un tempo tanto avara
e, chi da quella non si è mai alzato,
(per sua fortuna o forse per pigrizia)
or guarda con fastidio e con sospetto
chi finalmente ha un pane,
chi finalmente ha un tetto.

riflessione passeggiando al parco
Carlo Alberto Cappelli di Rocca S. Casciano.

da Per Elisa

LE MIE COLLINE (353)


Quando entrava la focosa estate
tutte d'oro sembravan le colline,
poche le macchie verdi, lungo i fossi,
o lassù più lontano, sulle cime.

Non c'era un metro incolto,
le ricche messi abbondanti
stavano li, pronte per il raccolto.

Del contadino ovunque si scorgeva
l'opera saggia e paziente,
ma l'arcaica miseria dominava.

S'impastava la polvere al sudore
e, d'inverno gli scarponi
pieni di mota divenivan piombo;
non esisteva l'asfalto sulle strade
e, la corrente elettrica mancava
ma, più pesante ancora
il dover dire: -Si! Signor padrone!-

Sono finiti quei tempi (e meno male)
quella fatica nera
allora che vicine, in larga schiera
roteavan le falci; ora son mostri
meccanici, potenti, tutto fare
a rasar senza sosta il giallo mare.

I casali avvolti dagli spini
abbandonati, senza contadini,
cadono a pezzi....una desolazione.
Nessuno più che dica: Si padrone!

da: Per Elisa

L'ULTIMO TRATTO (352)


Vecchio, perché sospiri?
Perchè continui a guardare indietro?
Gli ultimi frutti che la vita dona
assapora se puoi,
godi nei figli tuoi
anche se raramente li comprendi,
fagli vedere che tu non t'arrendi.

Non chiuderti nel cerchio dei ricordi,
scaccia l'assedio della solitude.
Scrollati la zavorra
dei pensieri più neri;
che più leggero sia
l'ultimo tratto verso l'infinito.

da: Per Elisa

RITORNO DALL'AFRICA (351)


Vola il pensiero come una farfalla
che fragile e leggera
al vento non s'arrende;
traballa ma non molla.

Il fior suo preferito
langue in candida prigione.

La colpa per quel supplizio?
L'aver cercato l'antiche sue radici.

(Evanna tornata dall'Africa,
ricoverata per la malaria)

da: Per Elisa

LE MIE DONNE (350)

la prima e l'ultima nella poesia (ora penultima)


Con queste sono cinque, ne è arrivata un'altra,
(foto sotto le altre due. La terza è arrivata dopo.) Evviva le donne!!!!!!

Io, non sono mai stato un donnaiolo
ma quattro donne stanno nel mio cuore;
sono certo che tutte a modo loro
mi danno il loro amore.

La prima fu una scelta, ed è la sola,
l'unica scelta della vita mia,
la rifarei per altre cento volte
e non è una bugia.
Fu tanto tempo fa, nel fior degli anni,
quando la vita lieta ti sorride,
azzardai la richiesta, titubante,
ah! Deliziose sfide!

E' un dono la seconda
che m'ha fatto la vita,
è dell'amore il frutto più gradito,
in lei rivedo la gioventù fuggita,
rivedo i tanti sogni nel cassetto,
i monti, i mari, i paesi lontani;
la vedo andar sicura
senza paura affrontare il domani.

Ecco la terza, entrata all'improvviso
come un raggio di sole la mattina
quando t'abbacina ma pure t'incanta;
il sole non puoi mettere in cantina
così si è allargata la famiglia,
se nessuno lo dice
noi lo sappiamo che è un'altra figlia.
testarda come un mulo,
però con lei la vita è più felice.

La quarta ed ultima è appena arrivata,
è uno scricciolo che non vola ancora,
poesia nata, amor che t'innamora,
non si può non amarla;
lei ha il sorriso della primavera,
alla vita sorride,
è la gioia più grande e più sincera.

2007

da: Per Elisa



l'ultima a morire (349)


Sono tempi tristi questi
cui la speranza sembra esser fuggita,
sembra irriderti il mondo;
- Sei troppo ingenuo, svegliati! - ti dice,
e sorrisi beffardi
intravedi sui volti della gente
che magari è distratta
e condivide forse la tua pena.

Forse, tu non sei solo,
forse questo è un disagio comune;
tutto il peso del mondo
allor sembra venire più leggero,
e, quel mandorlo in fiore
ora baciato da un raggio di sole
sembra dir: - La speranza
sempre è l'ultima cosa che muore!-

20-02-2009

da: Gocciole Dorate

pensionato (348)


Quanti ricordi srotolati

su quel consumato marciapiede


da Gocciole Dorate

l'aquilone (347)


Io sono l'aquilone.

Tu sempre corto

hai tenuto il filo.

Con ciò non mi lamento.


28-12-2007


da: Gocciole Dorate

la sughera (346)


Ancora resisti
se pur solitaria
ricordo di un tempo
che non eri sola.

Neppur si lontano
quel tempo; ché ancora
c'è chi si ricorda
la selva sorella.

Non tanto distante
tenace c'è un bosco
che pur si difende
e regge all'assedio
d'asfalto e cemento
che ormai lo circonda.

I nostri nipoti
vedranno quel verde
là, dove la merla
s'unisce al falchetto?

Reggete con forza
o quercia, o boschetto!

da: Gocciole Dorate

giovedì 7 gennaio 2010

il bel paese (345)


Il paese dei balocchi,
divertiamoci! Allegria!
Il paese dei pidocchi,
non ho soldi! Pussa via!
il paese dei ranocchi
gonfi da volare via,
il paese dei servi sciocchi
in eterna sintonia,
il paese dei corrotti,
Berlusconi sempre sia,
il paese di Bertinotti
soli, mai in compagnia,
il paese dei bigotti,
Santo Padre così sia,
il paese dei culi rotti,
pane, amore e fantasia.

da Gocciole Dorate

il pioniere pontino (344)


Salì su quel treno, incontro alla fatica,
senza voltarsi; non s'è mai arreso,
la schiena la piegò ma non il viso;
almeno la miseria era sparita.

da: Gocciole Dorate

nemico (343)


Non v'è
peggior nemico
di se stesso
di un inetto
che sia presuntuoso.


29-12-2007


da: Gocciole Dorate

mercoledì 6 gennaio 2010

l'anno nuovo (342)


Or tacciono i botti
nel sol del mattino,
è pace, è silenzio,
è l'aria frizzante.

Or tacciono i botti,
nel cielo sereno
le fiamme, gli scoppi,
i mille colori
il cielo han pulito.

Soltanto una scia
di un areoplano
sull'immenso azzurro
ti da il benvenuto.

01-01-2008

da: Gocciole Dorate

gli intrusi (341)


Dopo la guerra tanta la miseria,
chi lavorava? Erano pochi allora,
i contadini assoggettati ancora
a sudditanza servile, antica e seria.

Ecco il boom a vuotare le campagne:
- Codesti contadini invadenti
poi cacceranno tutti i residenti! -
Nel paese s'alzarono le lagne.

Assorbiti gl'intrusi, altri migranti
dal meridione giunsero ai poderi
abbandonati, allora gli improperi
contro quei "marocchini" ignoranti.

Da tanto tempo questi amalgamati,
altri migranti da molto lontano
stanno "inquinando" il mondo nostrano;
verranno dei figliuoli colorati.

Paese mio, puoi restare vivo,
puoi interrompere il lento declino
se accogliere saprai ogni bambino,
e lui sarà, se Tu vorrai, giulivo.

da: Gocciole dorate

un velo (340)

tramonti a Pomezia

Un velo di malinconia

ricopre il fuoco del tramonto

ma un elicottero

rompe l'incantesimo.


da: Gocciole Dorate

tramonto IV (339)

tramonti a Pomezia

Vanitoso, per ammirarsi il sole,
si specchia alle vetrate dei Castelli;
incendio abbacinante che precede
il liquefarsi nel dorato mare,
prima di scomparire
avvolto nel mantello della notte.

da: Gocciole dorate

tramonto III (338)

tramonti a Pomezia

Come un presepe accende le sue luci
per simular la sera,
là, sotto Monte Cavo
s'accendon mille specchi
e, dei monti Lepini s'è affacciata,
(per cogliere la tiepida carezza
del sole che sprofonda)
quella bianca criniera
sino allora nascosta,
prima di ritornare
a svanire nella notte.

da: Gocciole Dorate.

tramonto II (337)

tramonti a Pomezia

una striscia di cielo illuminato
là, sopra l'orizzonte, orizzontale,
dove riposa il mare.

S'affaccia coi suoi raggi, verticali,
il sole che è nascosto
da un compatto soffitto di cemento
e, prepotentemente ne esce fuori
a illuminare il giorno
che fino a quel momento è stato grigio.

Si stendono le ombre
sui colori rinati del tramonto;
finisce in tecnicolor
una giornata vissuta in bianco e nero.

da: Gocciole dorate

martedì 5 gennaio 2010

vedi (336)


Vedi quella vecchietta
così torta e piccina,
trema tutta e cammina
dal bastone sorretta.

Fu bella giovinetta,
sembrava una regina,
rosa per tanti o spina
per quei che ancora aspetta.

Pur la più bella rosa
col logorio degli anni
vizza divien, grinzosa.

Se in gioventù non s'osa
il tempo non lo inganni,
ingrigirà ogni cosa.

10-01-2009

da: Gocciole Dorate


malinconia (335)


Vecchio che ti rammenti
di strade impolverate,
di tregge trascinate
dai buoi grandi e possenti.

Vecchio, che hai visto il grano
venir mare dorato,
e, quanto l'hai sudato
quel pane quotidiano.

Vecchio, che gli scarponi
eran tutt'uno al fango,
- s'oggi non zappo vango!-
le uniche occasioni.

Vecchio, nel marciapiedi
dove i piedi trascini
quando, solo, cammini
quel tempo lo rivedi.

10-01-2009

da: Gocciole Dorate

mano nella mano (334)

e Tu, mio faro....nella nebbia

Insieme abbiamo scalato
la dura montagna della vita,
le tempeste, che tanti hanno travolto
(e non son state poche),
ci han ritrovati, mano nella mano
allor che son placate.

Da vecchio alpino,
sempre il passo (lento)
ho mantenuto costante,
e Tu, mio faro ad indicar la strada
quando è sembrata svanire
nella nebbia, che improvvisa discende,
ed è facile nel latte suo smarrirsi
se non si sta vicini.

gen. 2009

da: Gocciole Dorate

relitti (333)


Luridi, sporchi, vagano ubriachi,
tizzoni spenti c'arso hanno il futuro,
lo sguardo assente, guardan verso il vuoto,
schiavi, senza speranza di riscatto,
prede indifese di lupi voraci,
randagi, al mondo ostile, se ne vanno.

Relitti sballottati
in infuriato mare
sbattuti a frantumarsi negli scogli,
destinati a svanire
tra un misto di disprezzo e compassione,
ci condannate ad esser testimoni,
muti ed imbalsamati
al vostro sprofondare negli abissi.

11-01-2009

da: Gocciole Dorate

l'agnostico (332)


Se un dio c'è non credo
che s'interessi a me,
io non ne parlo male
come farei con uno che non c'è;
ma, di parlarne bene
vorrei saper perché,
non è che questo mondo
in fondo in fondo sia proprio un bignè;
la cacca che c'è in giro
devi levarla te,
rispetta gli altri e Dio
lascialo star tranquillo li dov'è

gennaio 2009

da: Gocciole Dorate

lunedì 4 gennaio 2010

fuori dal mondo (331)

la fiumana / gli argini ha rotto........

Non han vergogna loro che la sorte
li vide agiati, nascere tra gli agi,
non han vergogna di sputar veleno
sugli ultimi, i più deboli, i dannati,
temono e tremono al solo pensiero
che possano discender no scalino,
nulla gli manca, han tutto, hanno paura
continuamente di esser derubati,
pagano guardie, alzano muraglie,
mettono allarmi, hanno cani feroci,
si chiudono in fortezze medioevali,
anche il cuore hanno chiuso in cassaforte.
Vivono fuori dal mondo e li disturba
la miseria che con forza dilaga,
s'è fatto piccolo il mondo, la fiumana
gli argini ha rotto e sempre più dilaga.

12-2008

da: Gocciole Dorate

sono ingenui i bambini (330)


Sono ingenui i bambini,
ingenui ma sinceri,
m'ha detto Evanna ieri:
- Mi piacerebbe il mondo
che venisse diviso,
l'inferno e il paradiso,
cattivi coi cattivi
mente coi buoni i buoni!-

Chiari sono i confini nei bambini;
la terra e il mare,
le tenebre e la luce.

Quanti cattivi si ritengon tali?
E se i buoni fan guerre umanitarie
uccidendo con bombe intelligenti?

Un poeta sarà sempre bambino,
al re non dirà mai -Che bel vestito!-
quando nudo lo vedrà cavalcare.

12-2008

da: Gocciole Dorate

domenica 3 gennaio 2010

armonia celeste (329)


Oggi i fiori son mosci; sono spenti
i bei colori solo ieri accesi
dal sole, ora fuggito. Piove, piove,
uggioso il tempo e così l'umore,
il cielo è nero, lo slalom ti impegna
per evitar pozzanghere; gli spruzzi
improvvisi dalle auto, che radenti,
ti inzaccherano tutto, non hai scampo;
bizzarra è la natura, non la sfuggi,
ne irretirla si può, se l'assecondi
saprai che sia la pioggia che il sereno
utili sono ai fini del disegno
dell'armonia celeste che ci ammalia.

12-12-2008

da: Gocciole Dorate

gocciole dorate (328)


Solo ieri era verde,
ora sono mille gocciole dorate
a specchiarsi nel sole che le accende
ad allegrare il prato.

Un abile, instancabile pittore
ha fatto la magia questa notte.

Lo stesso prato un giorno lo rammento
d'una candida trina rivestito
come velo di sposa,
e ancor lo vidi
con pietre di cobalto incastonate.

Solo l'estate
arido e spoglio, color giallo paglia,
ma, la primavera
cento colori esalta col sanguigno
dei fragili papaveri leggeri
in magica armonia.

Madre natura, da dove li prendi
questi limpidi e nitidi colori
che improvvisi ci appaiono un mattino
ciclicamente tornando nell'oblio?

10-12-2008

da: Gocciole Dorate

venerdì 1 gennaio 2010

TRE MAZZI DI FIORI (327)


Tre mazzi di fiori stamattina
sul ciglio della strada;
fiori freschi nel cellofan che brilla
al sole che s'affaccia abbacinante.

Tre mazzi di fiori e due lumini
resistenti al soffio delle delle ruote
che quasi li accarezzano.

Tre mazzi di fiori, tre vite stroncate
dopo un'ultima curva,
la carezza del vento sulla faccia
sul cavallo rombante,
poi, un attimo, un lampo,
mille sogni e speranze bruciate,
mille spine ficcate nei cuori
di coloro che han messo quei fiori.

da: I Benpensanti